La Piramide del Potere – Capitolo 2: I Media dell’Establishment

Secondo capitolo della Piramide del Potere, una serie di documentari in 17 parti che si propone di rispondere alla domanda: Chi governa il mondo?

Il giornalista Derrick Broze esamina le istituzioni e gli individui che cercano di manipolare il nostro mondo a proprio vantaggio.

Questo capitolo con la partecipazione di James Corbett e Ben Swann.

TRASCRIZIONE

Per molti di noi, una delle prime cose che facciamo al mattino è consultare i notiziari, i giornali, i social media e i siti web preferiti per essere informati sugli eventi importanti della giornata. Le persone di qualsiasi orientamento politico hanno il desiderio di essere informate sul mondo che le circonda e sugli argomenti che le interessano. Una persona media potrebbe credere che le centinaia di stazioni televisive, i milioni di siti web e gli infiniti feed dei social media offrano una risorsa illimitata di informazioni attendibili e basate sui fatti che la terranno aggiornata sulle questioni importanti.

All’inizio degli anni ’80, circa 50 società controllavano la maggior parte dei media americani, tra cui riviste, libri, musica, giornali, studi cinematografici, stazioni radio e televisive. Nel giro di un decennio,il numero scese a circa 25 e nel 2000 solo 6 società controllavano circa il 90% dei media. Nel 2020, il numero è sceso a 5 società. Queste società includono: ATT, Disney, Comcast, Fox Corp e National Amusements. Molte delle grandi società mediatiche precedenti sono state acquistate o si sono fuse con una delle 5 principali.

Comcast possiede NBC, Telemundo, MSNBC, CNBC, USA Network, Syfy, Oxygen, Bravo, lo studio cinematografico Universal Pictures, diversi studi di animazione e Universal Parks & Resorts.

Disney possiede i Walt Disney Studios, che comprendono Pixar, Marvel Studios, LucasFilm e 20th Century Studios. Disney possiede anche ESPN e ABC News.

Fox Corp possiede Fox, Fox New Channel, Fox Business, Fox Sports, mentre National Amusements possiede ViacomCBS che possiede Paramount Pictures, CBS Entertainment Network, Nickelodeon, BET, MTV, Comedy Central e varie reti internazionali.

ATT è la più grande società di media e intrattenimento al mondo in termini di fatturato. La mega società possiede il gruppo WarnerMedia, che possiede attività cinematografiche, televisive e via cavo, tra cui WarnerBros, HBO, Cartoon Network, Adult Swim, DC Entertainment, TBS, TNT e TruTv.

A livello globale, i grandi conglomerati mediatici includono Bertelsmann, National Amusements (ViacomCBS), Sony Corporation, Hearst Communications, MGM Holdings Inc. e Grupo Globo in Sud America.

Ci sono anche importanti organizzazioni giornalistiche che non appartengono alle “Big 5”. Il New York Times è di proprietà della New York Times Corporation, a partecipazione pubblica, mentre il Washington Post è di proprietà di Nash Holdings, una LLC [Società a responsabilità limitata] di Jeff Bezos di Amazon. La famiglia Hearst possiede Hearts Publications, che possiede 24 quotidiani, tra cui il San Francisco Chronicle e lo Houston Chronicle, oltre a riviste, stazioni televisive e media via cavo e interattivi.

Rupert Murdoch è il co-presidente esecutivo di Fox Corporation ed è anche presidente di News Corp, che possiede il Wall Street Journal e altre pubblicazioni. Complessivamente, la sua famiglia controlla 120 giornali in cinque Paesi. Anche il miliardario Michael Bloomberg è un vecchio magnate dei media con Bloomberg LP e Bloomberg Media.

Donald Newhouse e suo fratello Samuel Newhouse hanno ereditato Advance Publications, una società mediatica privata che controlla giornali, riviste, TV via cavo e attività di intrattenimento tra cui Discovery Channel, Reddit e Conde Nast, e che pubblica le riviste Wired, Vanity Fair, GQ, The New Yorker e Vogue. Molti altri miliardari, tra cui l’amministratore delegato di Comcast Brian Roberts e il presidente di Liberty Media John Malone, possiedono o controllano reti televisive via cavo potenti ma non incentrate sulle notizie.

È chiaro che il consolidamento dei media rappresenta un’opportunità per le corporation, gli azionisti, le famiglie e gli individui che stanno dietro ai media, di influenzare e plasmare l’opinione pubblica. Questo è uno dei motivi per cui i media sono stati spesso chiamati “il quarto potere”, un’espressione derivata dal tradizionale concetto europeo dei tre ceti sociali del regno: il clero, la nobiltà e la gente comune. Il quarto rappresenta un “quarto potere” nella stampa e nei mezzi d’informazione che hanno la capacità di sostenere e inquadrare le questioni politiche.

Nell’introduzione del libro del 2002, scrivono:

“I media servono e fanno propaganda per conto dei potenti interessi sociali che li controllano e li finanziano. I rappresentanti di questi interessi hanno scopi e principi importanti che vogliono far avanzare e sono ben posizionati per plasmare e condizionare la politica dei media.”

La Fabbrica del Consenso, 1988

Chomsky ha poi descritto i vari metodi utilizzati dai media per influenzare l’opinione pubblica, tra cui distrazione, gradualismo, rimandare una certa azione ad una data successiva quando potrebbe essere più accettata dal pubblico, parlare al pubblico come a dei bambini, suscitare emozioni negli spettatori, mantenere il pubblico nell’ignoranza, promuovere tendenze, incolpare il pubblico per i problemi e comprendere la psicologia di fondo delle masse.

“La Ford Motor Company e la General Motors non si sfidano all’ultimo sangue perché hanno troppo da perdere in una rivalità “tutto o niente”. Allo stesso modo, i principali media mantengono relazioni simili a quelle di un cartello, con differenze solo marginali tra di loro, un rapporto che li lascia tutti vivi e vegeti ma che lascia la maggioranza degli americani con scelte artificialmente ristrette nei loro media.”

Ben Bagdikian
Giornalismo della classe dirigente

Nel 1975, il Senato degli Stati Uniti organizzò la “Commissione parlamentare per studiare le operazioni del governo in relazione alle attività di intelligence” [United States Senate Select Committee to Study Governmental Operations with Respect to Intelligence Activities] anche nota come Commissione Church, dal nome del senatore dell’Idaho Frank Church che la presiedeva. Church e il suo gruppo furono incaricati di indagare sugli abusi della CIA, della National Security Agency (NSA), del Federal Bureau of Investigation (FBI) e dell’Internal Revenue Service (IRS). Le indagini della Commissione Church sono note per aver rivelato molte attività illegali della comunità dei servizi segreti, tra cui la scoperta dell’Operazione SHAMROCK, in cui le principali società di telecomunicazioni condivisero il loro traffico con l’NSA dal 1945 ai primi anni Settanta. Si parlò anche di un programma di dardi avvelenati in grado di provocare un attacco cardiaco. E, naturalmente, i famigerati documenti MK ULTRA, che hanno rivelato gli sforzi della CIA per manipolare e controllare la mente umana.

Negli Stati Uniti, la CIA stimò di avere circa 50 asset, che erano singoli giornalisti americani o dipendenti di organizzazioni mediatiche statunitensi. La Commissione scoprì che più di una dozzina di organizzazioni giornalistiche e case editrici commerciali statunitensi avevano fornito in passato copertura agli agenti della CIA all’estero. Alcune di queste organizzazioni non erano consapevoli di aver fornito questa copertura.

Nel corso di un’udienza della Commissione parlamentare nel 1975, fu chiesto al direttore della CIA William Colby se l’agenzia avesse dipendenti nelle reti televisive e nei giornali.

“Una bozza di un rapporto della della Commissione parlamentare sull’intelligence della scorsa settimana afferma che 11 ufficiali a tempo pieno della CIA si spacciavano per giornalisti all’estero in connessione al loro lavoro di intelligence. Il rapporto afferma inoltre che “fino al 1978 dei veri e propri agenti si spacciavano per corrispondenti a tempo pieno di organizzazioni che hanno “una grande influenza sulle notizie”. Inoltre, il rapporto affermò che circa 15 organizzazioni giornalistiche avevano collaborato con la CIA fornendo “copertura” agli agenti della CIA.”

Il Times prosegue affermando che:

“La libertà di stampa qui è protetta dall’intrusione del governo in base al Primo Emendamento della Costituzione e quindi un lettore, uno spettatore o un ascoltatore ha il diritto di aspettarsi che le notizie non siano distorte per conformarsi a una posizione governativa. Un agente che dall’estero si reca negli Stati Uniti si troverebbe di fronte all’impossibile compito di distinguere la sua fedeltà al suo vero datore di lavoro, la CIA, da quella alla sua organizzazione giornalistica e ai suoi lettori”.

La CIA si è formalmente rifiutata di rendere pubblici i nomi delle agenzie di stampa americane che hanno collaborato con la CIA, di quelle che si sono lasciate usare come copertura e dei nomi dei giornalisti che hanno lavorato segretamente per la CIA. Il Times ha anche notato che Sam Jaffe, un ex reporter televisivo che ha ammesso di lavorare con l’FBI, ha accusato giornalisti famosi come Walter Cronkite della CBS di essere sulla lista dei giornalisti pagati dalla CIA.

Nonostante il governo americano non abbia mai usato il nome, la manipolazione dei media mainstream da parte della CIA è nota come “Operazione Mockingbird”.

JAMES CORBETT: Innanzitutto, e’ importante notare che ciò che conosciamo come “Operazione Mockingbird” non era chiamata “Operazione Mockingbird”, o almeno non c’è motivo per credere che lo fosse. L’idea che questo programma di infiltrazione dei media fosse chiamato “Operazione Mockingbird” deriva in realtà da una sola citazione in un libro di Deborah Davis su Katharine Graham che è detta provenire da una fonte anonima della CIA, quindi, prendetela per quello che è.

Detto questo, la CIA era assolutamente coinvolta, e presumibilmente lo è ancora, ma non si può negare che fosse coinvolta, in una vasta operazione di infiltrazione dei media su tutti i livelli.

In modo meno controverso all’estero, creando case editrici, collocando giornalisti e reporter all’estero, usando diversi metodi per controllare cosa si vedesse all’estero ma questo, almeno in teoria, rientra nel mandato della CIA di operare a livello internazionale.

La CIA aveva stretti legami con editori e con case editrici, come con la famiglia dietro al New York Times e altre inchieste hanno mostrato che, per esempio, Allen Dullen nei primi tempi della CIA poteva e infatti chiamò spesso editori negli Stati Uniti per cambiare certe storie o per avere certi fatti riportati o non riportati.

FRANK CHURCH: La CIA poteva manipolare le notizie negli Stati Uniti facendole passare attraverso paesi esteri.

Bernstein sostenne che la Commissione in realtà contribuì a nascondere alcuni degli aspetti peggiori di questa relazione perché avrebbero rivelato:

“Relazioni imbarazzanti negli anni ’50 e ’60 con alcune delle organizzazioni e individui più potenti del giornalismo americano”.

Carl Bernstein, Rolling Stones, “La CIA e i Media”, 1977

Bernstein ha riferito che dal 1950 al 1966, il NY Times ha dato copertura ad una decina di dipendenti della CIA in base ad accordi approvati dal defunto editore del giornale, Arthur Hays Sulzberger. Questi accordi facevano parte di una politica generale del Times di “fornire assistenza alla CIA ogni volta che fosse possibile”. Inoltre, Sulzberger era un amico intimo del direttore della CIA Allen Dulles.

L’inchiesta di Bernstein ha anche dimostrato che negli anni ’50 la CIA condusse un “programma di addestramento formale” per insegnare ai suoi agenti ad operare come giornalisti. “Si trattava di ragazzi che passavano attraverso i ranghi e a cui veniva detto: “Diventerai un giornalista””, ha detto un funzionario della CIA a Bernstein.

Bernstein ha anche riferito che l’ex direttore della CIA Allen Dulles e il suo amico intimo Henry Luce, il fondatore delle riviste Time e Life, permettevano regolarmente ai membri del loro staff di lavorare per la CIA.

“Alla CBS fummo contattati dalla CIA, infatti, quando diventai capo dell’intero dipartimento di notizie e affari pubblici, nel 1954, il rapporto era già stato stabilito e mi fu detto di continuare a mantenerlo.”

Sig Mickelson, ex direttore CBS News

Harwood scrive:

Harwood continua notando che molte figure di spicco della vita politica americana erano membri del Council of Foreign Relations, tra cui “Gerald Ford, Jimmy Carter, Henry Kissinger, Zbigniew Brzezinski, Cyrus Vance, McGeorge Bundy, il governatore Mario Cuomo e così via”.

Nei capitoli successivi di questa serie torneremo a parlare del Council on Foreign Relations e di come anche le organizzazioni non governative, i think tank e le organizzazioni non profit giochino un ruolo nella Piramide del Potere.

L’ascesa dei media indipendenti

A causa dei continui fallimenti delle grandi aziende mediatiche e dei loro evidenti pregiudizi, il pubblico ha sviluppato una sete di notizie oneste e non filtrate che non si trovano spesso nelle reti televisive e radiofoniche. Internet ha contribuito ad accelerare l’ascesa dei media “indipendenti” o “alternativi”, dove cittadini giornalisti, attivisti, reporter autodidatti e commentatori dei social media competono direttamente con le grandi aziende mediatiche. Internet ha anche visto il lancio di centinaia di migliaia di nuovi siti web che non rientrano nella gerarchia dei media tradizionali.

A metà degli anni 2000, con l’emergere di YouTube e di altri social network popolari, i media alternativi sono riusciti a superare i media tradizionali e a raggiungere le masse a un ritmo senza precedenti. Dal 2010, ha iniziato a materializzarsi un ecosistema sempre più vasto di siti web, canali, podcast e giornalisti di media alternativi. Alcuni canali si sottraggono allo sfarzo e al glamour dei media tradizionali, a favore di servizi trasmessi da salotti e strade. Altri si sono proposti di ricreare la professionalità del mainstream mantenendo la volontà di mettere in discussione tutti i punti di vista.

Purtroppo, la natura decentralizzata di Internet è stata abbandonata a favore di istituzioni centralizzate che offrono motori di ricerca, social media e altri servizi Internet. La stragrande maggioranza del pubblico usa Google, Facebook e YouTube per conoscere il mondo che ci circonda. Queste persone pensano erroneamente di vedere tutto ciò che è disponibile su Internet. Come spiegheremo nel prossimo capitolo sulle Big Tech, questo non è affatto vero.

Dopo le elezioni presidenziali americane del 2016, molti canali e giornalisti indipendenti di tutto lo spettro politico hanno subito un altro attacco sotto forma di “fake news”. Resa popolare da Donald Trump, l’etichetta di “fake news” è stata rapidamente utilizzata per attaccare tutti gli organi di informazione non allineati alla versione mainstream degli eventi legati alle elezioni del 2016. Uno dopo l’altro, siti e pagine di media indipendenti sono stati etichettati come “fake news” o “disinformazione russa” e successivamente cancellati da varie piattaforme di social media. Da allora, il panorama dei social media si è ulteriormente modificato, con l’utilizzo di fact checker e il divieto assoluto di trattare determinati argomenti.

Un altro modo in cui la Piramide del Potere mantiene influenza è attraverso l’acquisto e/o il finanziamento delle cosiddette società di “nuovi media” che tentano di presentarsi come indipendenti e che tipicamente si rivolgono ad un pubblico più giovane. Nonostante la presentazione elegante e l’uso di un pubblico giovane e diversificato come reporter, queste società non sono altro che un rebranding della solita propaganda distribuita dai miliardari, dalle corporation e dalle agenzie di intelligence. Alcune di queste società includono Vice Media, Vox Media e Buzzfeed.

I tentativi delle agenzie di intelligence di manipolare e influenzare l’opinione pubblica vanno oltre l’assunzione di giornalisti. Secondo uno dei documenti trapelati da Edward Snowden, il governo britannico dispone di un software per la “gestione delle personas online”. Il quartier generale delle comunicazioni del governo britannico (GCHQ) gestisce un’unità d’élite nota come Joint Threat Research Intelligence Group (JTRIG). I documenti illustrano le tattiche impiegate dall’agenzia, tra cui i modi per manipolare l’opinione pubblica, comprendere il pensiero e il comportamento umano e incoraggiare il conformismo. Uno dei rapporti del 2011 descrive le tattiche del JTRIG, tra cui il caricamento di video su YouTube contenenti “comunicazioni persuasive”, l’avvio di gruppi Facebook e account Twitter e la creazione di falsi personaggi e sostenitori online “per screditare, promuovere la sfiducia, dissuadere, scoraggiare, ritardare o disturbare”. L’unità ha utilizzato le campagne sui social media per incoraggiare e promuovere “obbedienza” e “conformità”.

L’intelligence britannica e quella statunitense desiderano promuovere l’obbedienza e il conformismo del pubblico. Mirano a mantenere il pubblico propagandato, distratto, disinformato e in lotta tra di noi. I miliardari usano i loro media e i loro amici al governo per tenere il pubblico beatamente all’oscuro dei loro sforzi per ottenere potere e ricchezza.

Per fortuna, ci sono delle soluzioni.

Anche con la censura e l’eliminazione dei giornalisti e dei canali dei media alternativi, ci sono alcune soluzioni disponibili. Per cominciare, sempre più giornalisti tradizionali scelgono di abbandonare il mondo corporativo e di unirsi ai media indipendenti, nell’interesse di un giornalismo d’inchiesta e basato sui fatti. Nell’ultimo decennio Amber Lyon ha lasciato la CNN, Sharyl Attkisson la CBS, Glenn Greenwald ha lasciato il Guardian per The Intercept e poi ha lasciato The Intercept per diventare completamente indipendente. Un altro giornalista mainstream che si è trasformato in reporter indipendente è Ben Swann, un ex conduttore della CBS di Atlanta che ha lasciato l’emittente dopo aver subito censura per i suoi servizi.

Di recente ho parlato con Ben Swann di quelli che secondo lui sono i fallimenti del MSM, compresa l’idea che i giornalisti non possano avere opinioni.

Come consumatori di media, abbiamo l’opportunità di sostenere i siti e le piattaforme che forniscono una copertura imparziale degli eventi importanti. Come ha notato Ben Swann, questo non significa media senza opinioni o pregiudizi. Piuttosto, è l’aspettativa che i media confidino nel fatto che lo spettatore possa consumare contenuti da un’ampia gamma di opinioni e punti di vista e farsi un’idea propria.

La risposta è che ognuno di noi decida consapevolmente di staccare la spina dalle reti di propaganda gestite dallo Stato e dalle piattaforme online che cercano di decidere per noi. La risposta è sostenere le organizzazioni mediatiche indipendenti e i giornalisti che svolgono il lavoro vitale di analizzare il mondo che ci circonda e di presentare i fatti al pubblico. Solo scegliendo consapevolmente di sostenere i veri media indipendenti, che non sono finanziati da miliardari, aziende e agenzie di spionaggio, possiamo sperare di preservare un mezzo di comunicazione libero che dia potere ed educazione al pubblico.


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