The Pyramid of Power – Chapter 6: Big Oil, di Derrick Broze, The Conscious Resistance Network
Sesto capitolo della Piramide del Potere, una serie di documentari in 17 parti che si propone di rispondere alla domanda: Chi governa il mondo?
Il giornalista Derrick Broze esamina le istituzioni e gli individui che cercano di manipolare il nostro mondo a proprio vantaggio. In questo capitolo, Derrick Broze rivela la vera storia dell’industria petrolifera e dei colossi che la gestiscono.
Presentato da The Conscious Resistance Network
Ricercato, scritto e narrato da Derrick Broze
Montaggio di Jeremy Martin, Becca Godwin e Ben Mathie
Musica di Pop Vultures
Questo capitolo con la partecipazione di James Corbett e Peter Dale Scott.
https://thepyramidofpower.net/
https://theconsciousresistance.com/the-pop/
https://thepyramidofpower.net/?pop-chapter=the-oilgarchy-2
https://theconsciousresistance.com/the-pyramid-of-power-chapter-6-the-oilgarchy/
Tradotto e sottotitolato in italiano da Giulia Rodighiero.
La Piramide del Potere in italiano: https://giuliarodi.com/category/la-piramide-del-potere/
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TRASCRIZIONE
Il mio nome è Derrick Broze. Negli ultimi dieci anni ho lavorato come giornalista d’inchiesta, conducendo un programma radiofonico, scrivendo libri e producendo numerosi documentari sulle realtà del traffico di bambini, sui pericoli della tecnologia e sulla lotta indigena. Ora, voglio scoprire se esiste una rete di individui e istituzioni che lega queste tematiche. Molti ricercatori ipotizzano l’esistenza di un cartello internazionale che manipola segretamente gli eventi mondiali a proprio vantaggio. Sono queste solo affermazioni di fantasia e delirio paranoico, o c’è davvero un’agenda per manipolare l’umanità secondo le esigenze della Piramide del Potere?
Capitolo 6: La Petroligarchia
Il petrolio è una delle sostanze più utilizzate al mondo. Il petrolio e i suoi derivati, i prodotti petrolchimici, sono utilizzati in molti modi nella nostra vita quotidiana: per il carburante e i lubrificanti dei nostri veicoli e per le materie plastiche utilizzate nelle nostre case, nei negozi e nei ristoranti. Per il petrolio, sono state combattute guerre e sono state ammassate fortune estraendolo dalla Terra. È chiaro che questa sostanza gioca un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità.
Coloro che hanno creato l’enorme industria petrolifera che conosciamo oggi, talvolta nota come Big Oil o Petroligarchia, hanno guadagnato enormi profitti per i loro sforzi. Ma i fini di questi magnati erano il puro profitto e spingere l’umanità verso l’innovazione? Oppure, come hanno proposto molti ricercatori, c’è un’agenda più nefasta dietro la storia e il futuro della Petroligarchia?
Il monopolio della Standard Oil
Le origini delle principali compagnie petrolifere moderne risalgono alla fondazione dell’industria petrolifera da parte di John D. Rockefeller e della sua società Standard Oil. Poco prima della guerra civile americana, nel 1861, Rockefeller contribuì alla fondazione di una compagnia di navigazione a Cleveland, in Ohio. Questa società si sarebbe evoluta quando Rockefeller e i suoi soci iniziarono a investire in attività legate al petrolio grezzo. Nel 1870, Rockefeller e soci gestivano due raffinerie di petrolio a Cleveland. Registrarono la loro attività in Ohio con il nome di Standard Oil Company.
L’azienda di Rockefeller crebbe fino a diventare un monopolio della nascente industria petrolifera. Nel marzo 1872, durante quello che divenne noto come il “Massacro di Cleveland”, la Standard Oil di Rockefeller acquistò 22 dei suoi 26 concorrenti. All’epoca Rockefeller controllava il 25% dell’industria petrolifera americana.
Rockefeller è molto apprezzato per la sua etica del lavoro, che forse mancava di etica ma eccelleva nello schiacciare la concorrenza. Credeva che i grandi conglomerati industriali fossero destinati a sostituire la concorrenza nel mondo degli affari. Nel 1880, la Standard Oil possedeva o controllava il 90% dell’industria petrolifera americana. Infine, Rockefeller e i suoi compari trasferirono la Standard Oil da Cleveland a New York City per formare un trust in cui avrebbero avuto il controllo del gran numero di società ora interamente o parzialmente possedute dalla Standard Oil.
La Standard Oil si arricchì producendo cherosene per le lampade e controllando migliaia di oleodotti che trasportavano i prodotti petroliferi in tutto il Paese. Le lampade a cherosene accese da milioni di americani permisero a Rockefeller di diventare il primo miliardario d’America grazie agli enormi profitti raccolti dalle società di cui deteneva la maggioranza delle azioni.
Tuttavia, Rockefeller non era universalmente venerato. In molti cominciarono a opporsi alle sue pratiche commerciali e a mettere in dubbio la legittimità del suo impero petrolifero. A partire dal 1887, 10 Stati e il Territorio dell’Oklahoma intentarono cause contro le società di proprietà della Standard Oil Trust. La Standard perse molte cause, ma scoprì che spostando le proprie attività da uno Stato all’altro poteva eludere le sentenze dei tribunali.
La fortuna di Rockefeller si esaurì quando il pubblico si stancò dei monopoli grazie al lavoro di giornalisti investigativi noti come “muckrakers”. A partire dal novembre 1902, l’innovativa giornalista Ida Tarbell scrisse un’inchiesta in 19 parti sulle pratiche della Standard Oil. L’autrice descrisse nei dettagli come John D. Rockefeller costringesse spietatamente i suoi concorrenti a “vendere o morire”. Tarbell riferì anche che Rockefeller aveva segretamente pattuito delle tariffe di spedizione ferrovie scontate. Mentre le piccole imprese e gli agricoltori erano costretti a pagare tariffe più alte, la Standard Oil riceveva un trattamento preferenziale. Questo tipo di accordi fu vietato dall’Interstate Commerce Act del 1887. L’inchiesta di Ida Tarbell dimostrò che questi e altri accordi presi da Rockefeller erano essenziali per mantenere il monopolio della Standard Oil.
“Rockefeller e i suoi soci non hanno costruito la Standard Oil Co. nelle sale dei consigli di amministrazione delle banche di Wall Street. Hanno lottato per ottenere il controllo attraverso sconti e riduzioni, tangenti e ricatti, spionaggio e taglio dei prezzi, con una spietata efficienza organizzativa”.
Ida Tarbell
Gli americani erano diventati diffidenti nei confronti dei cosiddetti “Robber Barons” dell’epoca e il sostegno alla legislazione antitrust raggiunse il picco quando quasi 30 Stati approvarono leggi antitrust per fermare gli abusi di monopolio. Le denunce di Ida Tarbell e dei muckraker crearono il clima che portò il governo degli Stati Uniti a citare in giudizio la Standard Oil del New Jersey il 18 novembre 1906. La causa sosteneva che la Standard Oil Trust aveva violato lo Sherman Antitrust Act del 1890.
Il processo contro la Standard Oil iniziò nel 1908 in un tribunale federale del Missouri. Furono presentate prove che dimostravano che la Standard Oil si era effettivamente assicurata sconti illegali sulle ferrovie, oltre a bloccare i concorrenti dall’uso degli oleodotti, spiare le altre aziende e corrompere i politici. Mentre la Standard Oil accresceva il suo dominio monopolistico, aumentò anche i prezzi del 46% tra il 1895 e il 1906. Il giudice e la successiva corte d’appello federale stabilirono che la Standard Oil era un monopolio in violazione dello Sherman Antitrust Act. I giudici raccomandarono che la Standard Oil venisse smembrata in società indipendenti.
Rockefeller e la sua Standard Oil Trust si appellarono alla Corte Suprema degli Stati Uniti e il 15 maggio 1911 la Corte Suprema confermò all’unanimità la sentenza secondo cui la Standard era un monopolio colpevole di limitare il commercio illegalmente. La Corte convenne che il modo migliore per ripristinare la concorrenza nel settore era quello di suddividere l’azienda in singole società.
In realtà, il governo permise agli azionisti della Standard Oil di ricevere azioni frazionate in tutte le 34 società nate dal trust. Ciò significava essenzialmente che le società avevano gli stessi azionisti di prima.
Le principali società della Standard Oil che furono smembrate comprendono:
- la Standard Oil del New Jersey, che divenne Esso, prima di fondersi con un’altra società per formare Exxon;
- la Standard Oil di New York che divenne Mobil – Exxon e Mobil si sarebbero poi fuse, formando la ExxonMobil;
- la Standard Oil della California divenne in seguito Chevron;
- la Standard Oil dell’ Indiana divenne American Oil Co. che oggi fa parte di BP, British Petroleum;
- la Continental Oil Company si fuse e mutò per poi diventare Phillips 66.
Sebbene la decisione della Corte Suprema sia spesso indicata come la “rottura” della Standard Oil, sembra che il trust si sia rotto solo temporaneamente prima di riorganizzarsi, ingoiare la concorrenza e fondersi con nuovi nomi. ExxonMobil, Chevron, Phillips 66: sono nomi comuni che l’automobilista americano medio conosce, anche se non conosce il legame con i Rockefeller.
Ma i Rockefeller non erano soli nella loro ricerca di ricchezza, potere e dominio nel settore petrolifero. Anche la famigerata dinastia Rothschild era interessata a trarre vantaggio dalla ricchezza e dal potere creati dalla Petroligarchia.
Uno di questi avversari emerse nel Caucaso verso il 1870, dove la Russia imperiale aveva aperto i vasti giacimenti di petrolio del Mar Caspio all’impresa privata. Due famiglie unirono rapidamente le forze per approfittare dell’opportunità: i Nobel, guidati da Ludwig Nobel, incluso il fratello Alfred, inventore della dinamite e creatore del premio, e il ramo francese della famigerata dinastia bancaria Rothschild, guidata da Alphonse Rothschild.
Nel 1891, i Rothschild stipularono un contratto con la M. Samuel & Co., una società di navigazione dell’Estremo Oriente con sede a Londra e diretta da Marcus Samuel, per fare ciò che non era mai stato fatto prima: trasportare il petrolio del Caspio, fornito dai Nobel, attraverso il Canale di Suez fino ai mercati asiatici. Il progetto era enorme. Non solo richiedeva un’ingegneria sofisticata per costruire le prime petroliere approvate dalla Compagnia del Canale di Suez, ma anche la massima segretezza. Se voci dell’impresa fossero giunte a Rockefeller attraverso la sua rete di spionaggio internazionale, avrebbero rischiato di scatenare l’ira della Standard Oil, che poteva permettersi di tagliare le tariffe e di estrometterli dal mercato. Alla fine ci riuscirono e la prima nave cisterna, la Murex, attraversò il Canale di Suez nel 1892 diretta in Thailandia.
Nel 1897, M. Samuel & Co. divenne la Shell Transport and Trading Company. Capendo che affidarsi al petrolio del Caspio dei Rothschild/Nobel avrebbe lasciato la compagnia vulnerabile a crisi di scorte, la Shell iniziò a cercare altre fonti di petrolio in Estremo Oriente.
Nel Borneo si trovarono contro la Royal Dutch Petroleum, fondata all’Aia nel 1890 con l’appoggio del re Guglielmo III d’Olanda per lo sviluppo dei giacimenti petroliferi delle Indie Orientali Olandesi. Le due società, temendo la concorrenza della Standard Oil, si fusero nel 1903 nella Asiatic Petroleum Company, in comproprietà con i Rothschild francesi, e nel 1907 divenne la Royal Dutch Shell.
Clip tratta da Come il Petrolio Ha Conquistato il Mondo di James Corbett, 11:27-13:16
Per essere chiari, la maggior parte delle principali compagnie petrolifere degli Stati Uniti sono in parte di proprietà della famiglia Rockefeller, mentre la Royal Dutch Shell, proprietaria della Shell Oil Company, è il prodotto di intrighi dei Rothschild francesi e della famiglia reale olandese. Sebbene non esistano cifre esatte su quanto la famiglia reale olandese possieda ancora oggi nella Royal Dutch Shell, si ritiene che la famiglia abbia abbia guadagnato miliardi di dollari dalla società.
Gli olandesi non furono gli unici reali a essere coinvolti nell’industria petrolifera. La Corona britannica controllava la quota di maggioranza della BP, o British Petroleum. Come i Rockefeller, anche i Rothschild e i reali danesi e britannici appariranno nel corso di questa serie, mentre esploriamo i numerosi ruoli che svolgono nella Piramide del Potere.
Le famiglie della Petroligarchia non erano soddisfatte di dominare l’industria petrolifera in rapida espansione. Capirono che le loro aspirazioni finanziarie, ora intrecciate con il destino del petrolio, erano meglio servite architettando crisi e persino appoggiando guerre, se ciò significava migliorare i profitti e promuovere i loro interessi geopolitici.
Nella seconda mossa dell’operazione, Kissinger aiutò a negoziare un accordo con l’Arabia Saudita. In cambio di armi e protezione militare da parte degli Stati Uniti, i Sauditi avrebbero stabilito il prezzo di tutte le loro future vendite di petrolio in dollari e avrebbero riciclato quei dollari attraverso acquisti del Tesoro nelle banche di Wall Street.
L’accordo si rivelò una bonanza per i petrolieri. Non solo trasferirono l’aumento dei prezzi ai consumatori, ma guadagnarono anche dagli enormi flussi di denaro nelle loro banche. Lo Scià dell’Iran parcheggiò i profitti della National Iranian Oil Company nella Chase Bank di Rockefeller che raggiunsero i 14 milioni di dollari all’anno sulla scia della crisi petrolifera.
Con la creazione di questo nuovo sistema, il “petrodollaro”, i petroligarchi raggiunsero un livello di controllo sull’economia senza precedenti. E non solo, avevano sostenuto il sistema monetario mondiale con il loro bene, il petrolio, e avevano portato sotto il loro controllo la potenziale concorrenza delle nuove nazioni produttrici, tutto in un solo passo.
Clip tratta da Come il Petrolio Ha Conquistato il Mondo di James Corbett, 40:05-41:02
Con il dollaro americano ormai affermato come valuta ufficiale per la compravendita del petrolio, i magnati di Big Oil furono in grado di radicarsi all’interno dell’establishment politico occidentale per continuare a manipolare gli eventi mondiali.
Peter Dale Scott, autore tra l’altro di Drugs, Oil, and War, ha scritto molto sul ruolo che il petrolio, insieme alle droghe, ha avuto in numerose guerre e dispute geopolitiche.
Peter Dale Scott: L’economia Americana ha dipeso sin dalla Seconda Guerra Mondiale dall’uso e dalla manipolazione, non tanto del petrolio in sé ma anche dalla capacità di dominare il mercato del petrolio e la CIA ha avuto un ruolo fondamentale in questo.
Quando Regan salì al potere e, contro gli interessi ebrei al Congresso, autorizzò la vendita di armi sofisticate, soprattutto aerei, all’Arabia Saudita, fu una vendita enorme e circa il 10% era stato promesso ai Saudi in cambio del supporto a operazioni che la CIA voleva condurre, che erano troppo per essere autorizzate dal Congresso.
Quindi vediamo come la CIA stava lavorando per questa organizzazione internazionale del petrolio. Questo tra l’altro fu anche un momento fondamentale per la fine dell’Unione Sovietica.
Big Oil conquista l’industria automobilistica
La decisione della Corte Suprema di “sciogliere” la Standard Oil Trust nel 1911 non fu certo una battuta d’arresto per la dinastia dei Rockefeller. Grazie a questa decisione, John D. Rockefeller possedeva il 25% di tutte le società scisse, diventando così l’uomo più ricco d’America e il primo miliardario. Questa ricchezza, potere e prestigio non erano qualcosa a cui Rockefeller era disposto a rinunciare. Rockefeller e i magnati del petrolio sapevano che c’erano molte minacce al loro potere.
All’inizio del XX secolo, Big Oil si oppose all’uso dell’elettricità che stava sostituendo le lampade a cherosene. Queste aziende e i loro ricchi CEO temevano che i loro prodotti petroliferi potessero vivere più a lungo della loro utilità e del loro dominio. In questo periodo, tuttavia, cominciarono a comparire i primi veicoli a benzina. In precedenza, la benzina era stata considerata un derivato della raffinazione del petrolio di uso limitato. Con pressioni e promozioni da parte di Big Oil, l’America e il mondo intero si ritrovarono presto a guidare rumorose auto a benzina, mentre l’industria petrolifera festeggiava ancora una volta guadagni monumentali.
Il dominio di Big Oil era minacciato anche dall’alcol, che era largamente conosciuto come una fonte di carburante economica e facilmente disponibile. Nel 1906, la tassa sull’alcol fu abrogata e l’etanolo di mais divenne disponibile a un prezzo per gallone inferiore a quello della benzina. Se questa moda fosse decollata, chiunque avesse avuto a disposizione materia prima vegetale avrebbe potuto produrre il proprio carburante. Come ha riferito James Corbett, un rapporto dell’USGS del 1909 che metteva a confronto i motori a benzina e quelli ad alcol rilevò che i motori ad alcol erano soggetti a minori restrizioni. Questo diede ai carburanti a base di alcol un vantaggio rispetto alla benzina.
John D. Rockefeller entrò in azione appoggiando il suo amico di lunga data Howard Hyde Russel e finanziando la Lega Anti-Saloon nel 1893. La Lega era finanziata da donazioni annuali di John D. Rockefeller. Questo finanziamento permise a Russell di usare la Lega come portavoce della propaganda anti-alcol. Una volta che il proibizionismo divenne legge nel 1920, vennero imposte restrizioni sempre più onerose ai produttori di etanolo. Il governo impose ai produttori di aggiungere prodotti petroliferi letali all’etanolo prima di venderlo. L’industria dei carburanti a base di alcol non riuscì a resistere all’ennesimo tentativo dei Rockefeller di soffocare la concorrenza.
L’alcol non è stato l’unica alternativa ai veicoli alimentati a petrolio che sembra essere stata schiacciata dal peso di Big Oil. Nel documentario Chi ha ucciso l’auto elettrica?, troviamo altre testimonianze sul ruolo svolto da Big Oil nel sopprimere l’auto elettrica.
Oltre all’auto elettrica, ci sono anche notizie di inventori che stavano creando varie forme di energia alternativa o un carburante più pulito. Alcuni di questi inventori affermano che le loro creazioni furono distrutte, le loro vite minacciate e che le invenzioni furono comprate solo per essere messe da parte e tenute lontane dal pubblico.
Big Oil nel 21° secolo
A prima vista, sembrerebbe che molte persone si siano accorte dell’agenda di Big Oil. I giovani di tutto il mondo sono arrivati a considerare il cambiamento climatico come la più grande minaccia esistenziale della loro generazione. Protestano, scioperano e chiedono alle grandi aziende mondiali di pagare tasse più alte e di compensare il loro inquinamento con programmi di emissioni di carbonio. In apparenza, Big Oil è stata smascherata.
Purtroppo, la verità è meno ottimistica. La realtà è che molte delle grandi aziende che sostengono la lotta al cambiamento climatico e appoggiano i mandati delle Nazioni Unite, come la Convenzione ONU sulla biodiversità del 1992, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e l’Agenda 2030, sono le stesse aziende Big Oil che probabilmente risentiranno di più delle modifiche proposte.
È possibile che queste aziende stiano semplicemente vedendo la fine imminente e si stiano muovendo in modo da mantenere la loro ricchezza? O forse i titani del petrolio si rifiutano di essere detronizzati e faranno tutto il necessario per mantenere lo status quo?
Una ricerca di InfluenceMap mostra che le cinque maggiori compagnie petrolifere quotate in borsa, ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Chevron, BP e Total, hanno investito oltre un miliardo di dollari di fondi degli azionisti in branding e lobbying fuorvianti sul clima. InfluenceMap riporta che: “Questi sforzi sono in netto contrasto con gli obiettivi di questo storico accordo globale sul clima e sono progettati per mantenere la licenza sociale e legale per gestire ed espandere le operazioni sui combustibili fossili“.
Continuare a utilizzare i combustibili fossili è solo un aspetto del finto movimento ambientalista dei petrolieri. Stanno anche promuovendo attivamente pericolose soluzioni ai problemi ecologici. In un rapporto di Navdanya International intitolato Global Citizens’ Report – Gates to a Global Empire, il Gruppo ETC espone come il moderno “Robber Baron” Bill Gates abbia investito in una tecnologia che apparentemente mira a combattere il cambiamento climatico, mentre continua a finanziare industrie distruttive. La tecnologia è nota come geoingegneria, un termine che “descrive una serie di tecnologie che mirano, attraverso deliberate modifiche su larga scala dell’equilibrio energetico della Terra, a ridurre le temperature e a contrastare il cambiamento climatico antropogenico”.
Esistono diversi progetti di geoingegneria, ma quello più popolare, finanziato da Bill Gates, è noto come Solar Radiation Management. L’SRM prevede l’irrorazione di aerosol e altre sostanze chimiche dagli scarichi degli aerei, nella speranza di riflettere la luce solare. Numerosi studi hanno messo in guardia sulle conseguenze sconosciute della geoingegneria, tra cui la potenziale perdita di cieli blu, la siccità e persino un clima più estremo. Mentre la maggior parte dei rapporti sostiene che la geoingegneria e altre forme di modificazione del tempo atmosferico sono solo in fase di ricerca, un numero crescente di cittadini e ricercatori sta documentando prove evidenti di modificazione del tempo. Approfondiremo questo aspetto in un prossimo capitolo.
L’inchiesta del Gruppo ETC, intitolata The Sugar Daddy of Geoengineering, esamina i modi in cui la Fondazione Bill e Melinda Gates esercita un’immensa influenza in tutto il mondo. Il rapporto afferma che:
“Di fatto Gates, attraverso finanziamenti e investimenti personali, è stato uno dei principali finanziatori delle forme più estreme di ricerca sulla geoingegneria per più di un decennio. Importanti geoingegneri come Ken Caldeira e David Keith sono tra i suoi stretti consiglieri e le sue donazioni appoggiano alcuni degli esperimenti proposti più controversi.
Dietro la personalità di Gates, coltivata con cura, di distaccata curiosità sulle soluzioni climatiche, si nascondono significativi interessi finanziari nell’estrazione di combustibili fossili”.
Il rapporto prosegue descrivendo come Gates sia stato uno dei principali azionisti della compagnia ferroviaria Canadian National (CN) e stia guadagnando grossi profitti trasportando il greggio dalle sabbie bituminose del Canada ai mercati. L’estrazione delle sabbie bituminose è stata osteggiata e contestata dalle comunità indigene e dagli attivisti ambientali che dicono che queste operazioni sono la forma più sporca e distruttiva di estrazione dei combustibili fossili.
Mentre Gates sostiene di lottare per l’ambiente, anche in un libro pubblicato nel 2021, possiede ancora azioni della CN e continua a promuovere progetti di geoingegneria. Gates trae profitto dal denaro di Big Oil anche attraverso le sue azioni della Microsoft, stimate in 70 miliardi di dollari. Microsoft ha investito pesantemente nei giganti del petrolio, firmando accordi con Exxon Mobil, Chevron, Shell e BP.
Questo è solo un esempio di come le attuali grandi corporations continuino a trarre profitto dal petrolio, allo stesso tempo promuovendo la lotta contro il cambiamento climatico e le politiche delle Nazioni Unite che toglieranno il potere politico locale e lo metteranno nelle mani di istituzioni internazionali centralizzate. Non si preoccupano delle cause che promuovono, purché possano rimanere potenti e influenti.
Anche se la storia di queste organizzazioni e famiglie non è molto conosciuta, ha comunque un impatto importante sul nostro mondo. Ad esempio, nella prima settimana dell’amministrazione Trump, Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo per accelerare la realizzazione del controverso Dakota Access Pipeline, un progetto che ha una storia di perdite di petrolio e di polizia militarizzata. Inoltre, Trump ha emanato ordini esecutivi secondo i quali gli oleodotti, le strade e le ferrovie lungo il confine non impiegheranno più di 60 giorni per essere approvati o rifiutati e che la decisione verrà ora presa direttamente dal Presidente stesso, conferendogli di fatto poteri unilaterali per l’approvazione dei progetti petroliferi.
Nel marzo 2019 sono state rivelate ulteriori prove del rapporto tra Big Oil e il governo degli Stati Uniti, dopo che sono trapelate le conversazioni tra il Segretario agli Interni David Bernhardt e dirigenti del settore petrolifero. In una registrazione segreta si sentono dirigenti del settore petrolifero discutere di David Bernhardt e celebrare l’accesso che hanno avuto durante l’amministrazione Trump. La registrazione ha avuto luogo durante una riunione del 2017 dell’Independent Petroleum Association of America (IPPA) nel sud della California.
L’eredità di Big Oil è stata stabilita da John D. Rockefeller 150 anni fa e, sebbene possa sembrare che l’umore sia cambiato, che la gente sia pronta a superare l’influenza della Petroligarchia, c’è ancora di più in questa storia.
James Corbett: La Petroligarchia, come esisteva nel XIX secolo non è quella che è nel XXI secolo. Credo che la gente si sia resa conto che la morsa che Big Oil aveva sull’economia del XX secolo non è più la stessa nel XXI secolo. Anche se, ovviamente, Big Oil è ancora una parte importante dell’economia, c’è un cambiamento molto evidente che sta avvenendo proprio ora, con le stesse compagnie petrolifere che cercano di diversificarsi dal settore petrolchimico e iniziano a promuovere la cosiddetta green economy.
È evidente che si sta verificando un cambiamento e la tentazione, per le persone che si oppongono alle grandi compagnie petrolifere e a ciò che esse rappresentano, sarebbe quella di festeggiare, di dire: abbiamo vinto, le Big Oil stanno affondando, potrebbero volerci un decennio o due o tre, ma alla fine queste grandi compagnie petrolifere non avranno più la stessa morsa sull’economia che avevano prima.
Ma credo che in questo modo si perda completamente di vista il fatto che, in ultima analisi, la Petroligarchia non aveva a che fare con il petrolio, ma con il denaro, il potere e il controllo, e che il denaro, il potere e il controllo si sono semplicemente spostati in altre aree dell’economia e in altre attività, ed è per questo che abbiamo l’apparente paradosso, ad esempio, che la stessa famiglia Rockefeller abbia ceduto le proprie azioni nel settore petrolifero, quando invece è stato proprio questo a fare dei Rockefeller ‘I Rockefeller’.
Perché lo farebbero se stessero semplicemente rinunciando al loro potere e al loro controllo? Beh, naturalmente non stanno rinunciando al loro potere e al loro controllo, stanno solo rinunciando ai loro investimenti nel petrolio, e sono loro stessi a guidare la spinta verso le idee tecnocratiche che alla fine eclisseranno l’economia basata sul petrolchimico che abbiamo avuto negli ultimi 100-150 anni.
Queste idee si basano su metodi alternativi di produzione elettrica, ma alla fine saranno cose come la Smart Grid, che distribuirà l’energia in modo più efficace e, naturalmente, monitorerà e controllerà tutto ciò che accade in casa tua in ogni momento, che comunicherà con tutto il resto attraverso la rete 5G e l’Internet delle Cose.
Tutti questi concetti sono collegati e si scopre che le stesse persone e famiglie che erano dietro la Petroligarchia stanno investendo pesantemente in queste nuove tecnologie, che daranno loro un controllo ancora maggiore sulla popolazione rispetto a quello che la produzione e la manifattura del petrolio esercitava un centinaio di anni fa. In realtà, questo è in qualche modo l’apice di ciò che i magnati del petrolio volevano, che, di nuovo, non ha a che fare con il petrolio nello specifico. Se possono controllare il mondo con mezzi diversi dal petrolio, lo faranno con mezzi diversi dal petrolio.
Penso che questo sia il modo in cui vediamo le cose in questo momento e questo è il motivo per cui non dovremmo essere troppo veloci nel celebrare la vittoria sulla Petroligarchia e la transizione verso la green economy.
La domanda è: Quale green economy? Controllata da chi? Da quale corporation? Fondata da chi? E cosa significa in termini di controllo sulle nostre vite quando cominciamo a essere sequestrati nel nostro budget del carbonio e ogni azione e interazione che facciamo viene monitorata in tempo reale per proteggere l’ambiente, o per qualsiasi altra scusa ci daranno. Chi sta guidando lo sviluppo sostenibile? E cosa significa che alcune parti del mondo vengono isolate per l’uso unico ed esclusivo di alcuni particolari interessi? E troviamo nomi come i Rockefeller, i Rothchild e le varie famiglie reali che sono state dietro l’industria petrolifera? Vediamo questi nomi spuntare in questo nuovo settore?
Attenzione, spoiler: sì, li vediamo.
Soluzioni
Comprendere tutta la storia dei titani di Big Oil e della Petroligarchia che hanno creato, può essere travolgente. Come abbiamo imparato con la Piramide, ci sono molti poteri potenti e spietati che trattano il mondo come la loro scacchiera. Questi poteri includono famiglie e organizzazioni che sembrano avere una storia di partnership e relazioni commerciali. Questi titani vogliono creare un mondo in cui traggono profitto da ogni nostra azione. Che si tratti del carburante delle nostre auto, delle bottiglie di plastica, della gomma dei pneumatici delle biciclette e così via, Big Oil è un grande affare. Sono pronti a rimanere al potere anche quando la narrazione si sposta a condannare i prodotti che li hanno resi ricchi oltre ogni immaginazione.
Nonostante queste circostanze apparentemente insormontabili, ci sono soluzioni che possiamo attuare nella nostra vita per liberarci dalla morsa della piovra del petrolio.
Innanzitutto, se sei deciso a non arricchire le compagnie petrolifere, trova il modo di evitare di usare i loro prodotti. Per esempio, non guidare, forse non andare nemmeno in bicicletta, rinuncia ai piatti di plastica per il takeaway, non usare più bottiglie d’acqua di plastica e non usare più prodotti a base di petrolio. Per alcuni potrebbe sembrare una scelta estrema, mentre altri potrebbero già star mettendo in pratica queste strategie. Boicottare l’industria, per quanto possibile, è almeno un modo per smettere di rifornire con i nostri sudati dollari l’industria responsabile di tanti disordini. Tuttavia, alcuni critici affermano che questo tentativo di “attivismo di stile di vita” è insufficiente per fermare effettivamente le pratiche di Big Oil. Alcuni attivisti cercheranno soluzioni politiche, sostenendo candidati che promettono di eliminare l’influenza di Big Oil e appoggiando l’introduzione di leggi volte a limitare Big Oil. Se queste soluzioni ti attraggono, perseguile con attenzione.
Allo stesso tempo, dobbiamo riconoscere che sono i governi ad aver collaborato più volte con i titani del petrolio. Forse non è una strategia efficace aspettarsi che regolatori governativi catturati siano i salvatori dell’ambiente e i protettori della gente. Se credi di poter aumentare la consapevolezza o ottenere un cambiamento duraturo, agisci. Che si tratti di politica, di attivismo o di disobbedienza civile, fai qualcosa per illuminare e responsabilizzare i tuoi amici e familiari sulla realtà del complesso di Big Oil.
Per comprendere meglio questo argomento vasto e complesso, consigliamo i seguenti libri:
La storia della Standard Oil Company di Ida Tarbell
Droga, petrolio e guerra di Peter Dale Scott
Raccomandiamo anche i documentari:
Come e Perché Big Oil ha conquistato il mondo di James Corbett
Chi ha ucciso l’auto elettrica?